LA SVOLTA DEMOCRATICA ZAPATISTA

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Il congresso nazionale indigeno (CNI) e l’esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN) , hanno annunciato di presentare una candidata alle elezioni presidenziali in Messico del 2018. A rendere pubblica la notizia è stato lo stesso CNI riunito al suo quinto congresso a San Cristobal de las Casas in Chiapas ( stato del sud del Messico occupato dagli zapatisti nel 1994) in un comunicato pubblicato il 14 ottobre, dove si annuncia la costituzione di un assemblea permanente, il consiglio indigeno di governo,a guida femminile che fungerà da vero e proprio braccio politico dell’EZLN e del CNI nella prossima corsa elettorale per la presidenza. “ la nostra lotta non è per il potere” dicono gli zapatisti  “ chiameremo i popoli e la società civile per bloccare la distruzione, rafforzarci nella resistenza e nella ribellione, ovvero nella difesa di ogni persona, ogni famiglia, collettivo, comunità o quartiere. Costruire la pace e la giustizia organizzandoci dal basso, dove siamo ciò che siamo. È tempo di una nuova nazione per tutte e tutti, di rafforzare il potere dal basso della sinistra anarchica anti-capitalista” si legge nel comunicato da CNI e EZLN, pubblicato a chiusura del congresso. La candidata sarà scelta nel corso di questa assemblea permanente e la corsa alla presidenza sarà indipendente, l’incarnazione dell’ennesima “ offensiva ”  contro lo stato. Molti indigeni ed importanti esponenti sia del CNI sia dell’EZLN sono molto scettici su questa scelta di cambiamento di metodo radicale tra cui anche l’ex grandissimo e storico portavoce dell’esercito zapatista il SubComandante Marcos che per gran parte del tempo del congresso ha avuto un opinione scettica su questa svolta democratica e instituzionale della lotta indigena. I 500 delegati rappresentanti di decine di diversi gruppi etnici che si sono riuniti a San Cristobal hanno deciso a maggioranza, dopo 4 giorni di discussioni e analisi della situazione attuale del Chiapas e del Messico, giudicata e criticata. La principale domanda di molti è se questa svolta sia o meno coerente a tutta l’intuizione zapatista sviluppatasi dal 1994, per analizzare e giudicare ciò dobbiamo rivedere la storia e l’intuizione della filosofia indigena zapatista. Il 1° gennaio 1994 poco più di 1500 persone, per lo più contadini indigeni, armate prevalentemente con armi rudimentali come machete e utensili agricoli come forconi, zappe ecc… pochi armati di armi da fuoco, tutti col volto coperto da un passamontagna occuparono varie città della regione messicana del Chiapas dichiarando quest’ultimo territorio ribelle, a annunciarlo era un uomo coperto da passamontagna con una pipa, un foulard rosso e un berretto malconcio con 3 stelline rosse, si faceva chiamare Marcos ( nessuno nell’esercito zapatista usa il suo vero nome ma scelgono altri nomi spesso nomi di compagni morti come nel caso di Marcos). Si faceva chiamare “subcomandante” e nell’esercito zapatista c’è una settantina di “comandanti” ma un solo subcomandante che a differenza di ciò che si può pensare è superiore ai comandanti ma ha l’appellativo “sub” perché deve obbedire alla massima autorità cioè il popolo. Marcos era l’unico con la pelle chiara e a non essere indigeno, aveva genitori spagnoli e prima dell’esperienza zapatista viveva a Città del Messico e era molto attivo nei sindacati e nelle manifestazioni e varie lotte popolari, nato nel 1957 negli anni 70 diventa un attivo sindacalista e per un periodo farà anche parte di un organizzazione maoista dalla quale uscirà poi per le grandi differenze ideologiche che c’erano tra lui e i maoisti. Si laurea in filosofia e scienze sociali e insegnerà poi per un breve periodo filosofia all’Universidad Autònoma Metropolitana a Città del Messico. Alla fine del 1979 Marcos dopo aver studiato la storia e l’ideale della tentata rivoluzione messicana del 1910 condotta da Emiliano Zapata e Pancho (soprannome di Francisco) Villa, intraprende un viaggio verso il sud del Messico. Per 14 anni lui starà con i contadini indigeni dei grandi latifondi dimenticati da tutta la società civile messicana, questi contadini e indigeni discendenti dei Maya che da 500 anni erano lì e dopo la loro repressione erano stati dimenticati. Marcos stando con loro impara la loro cultura e le loro varie lingue i loro modi di fare e soprattutto il loro modo di pensare. Per 14 anni lui stette con loro e insieme iniziarono a organizzare la nuova svolta della resistenza indigena ormai spenta, vecchia di 500 anni. Marcos più volte ha sottolineato che lo zapatismo non è un ideologia ma un intuizione (dopo spiegheremo perché). Nel 1983 iniziarono a farsi sentire per la prima volta in una marcia nei campi e nei latifondi che non fu presa in considerazione da nessuno e il governo Messicano trascurò completamente il fatto che non fu comunicato da nessun tipo di mezzo di comunicazione al popolo. Nel 1994 il primo gennaio occuparono con le armi definendosi Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale varie città della regione messicana del Chiapas, dopo vari scontri armati presero possesso delle città. Dopo meno di un mese il governo messicano ordinò di bombardare le città occupate dagli zapatisti che si ritirarono sulle montagne nella selva Lacandona. Da lì il portavoce dell’EZLN il Subcomandante Marcos iniziò a scrivere una lunga serie di comunicati, il primo di questi invitava, rivolgendosi a tutto il mondo, a chiunque condividesse i loro principi di formare delle assemblee locali cioè a livello locale tante riunioni e non una sola mondiale, e in seguito a raggiungerli in Chiapas in Messico nella selva nelle nuove comunità che si stavano costruendo lì (clandestinamente), villaggi indigeni di  pietre e legno con i pavimenti di terra battuta con tappeti e amache fatti a mano da tutti i membri dei villaggi nei lavori collettivi tutti insieme, e altri edifici più grossi in legno costruiti dai partecipanti alla comunità, dove ognuno poteva appendere la sua amaca per le notti calde e furono moltissimi a arrivare da tutto il mondo, migliaia di persone li raggiunsero (la maggior parte per periodi di tempo di breve durata) soprattutto perché avevano  organizzato in questi villaggi indigeni dei congressi dove venivano dibattuti i vari argomenti, c’era il congresso sulla loro cultura, sulla loro storia, contro il neoliberismo,  contro il latifondismo ecc… Marcos negli anni fece moltissime apparizioni in pubblico e nel 2001 fecero una marcia pacifica per tutto il Messico su camion, macchine, trattori e  altri mezzi di trasporto classici dei lavoratori e contadini messicani fino a entrare a Città del Messico dove Marcos e altri comandanti zapatisti fecero un lungo discorso. Avevano molti slogan e paradossi usati come frasi rappresentanti i loro principi, “Ya Basta” “ ora basta” è uno di quelli più famosi che sta a desiderare la cessazione da parte della società civile messicana di non sapere nemmeno dell’esistenza di questo popolo, infatti erano stati completamente dimenticati tanto che non esisteva nemmeno una parola per definirli per parlare di loro per questo si mettono i passamontagna perché loro non c’erano per nessuno, ma il caffè, il cioccolato, il grano che raccoglievano nei campi dei latifondisti li conoscevano tutti. Loro si misero il passamontagna e si mascherarono il volto e dicevano “ detras de nosotros somos vosotros” “dietro di noi siamo voi” cioè questo può sembrare un paradosso ma in realtà sta a significare qualcosa di semplice e grandissimo cioè che dietro quei passamontagna erano come loro ( loro inteso come i non partecipanti al intuizione zapatista). Un altro loro grido famoso è “aquì estamos” “ siamo qua, stiamo qua” è uno dei loro principi base, loro dicono che loro sono lì da quando lì sta la montagna o l’aquila o il fiume o il coyote, loro stanno lì nel loro contesto come gli altri nei loro e questo è un grido che denuncia la violazione della dignità indigena da parte del potere oppressore. Lo zapatismo è un intuizione che nel contesto indio messicano prende il nome di zapatismo magari altrove prende un altro nome e tanti altri a seconda dei luoghi e contesti, non è un ideologia politica o tanto meno economica quanto appunto l’intuizione e la presa di coscienza da parte dell’oppresso in questione della sua condizione. La prima cosa (come spiega Marcos (che ricordo deve come portavoce riferire l’idea complessiva del popolo zapatista)) il capire che si è parte di un contesto, che varia a seconda del ruolo complessivo nella società dei componenti di questi contesti, la frase “ queremos un mundo donde quepan muchos mundos” “ vogliamo un mondo dove ci siano (ci convivano pacificamente tra di loro) molti mondi” è una frase che può sembrare una metafora ma in realtà esprime il suo semplice concetto presa così com’è, cioè ciò che si diceva prima, rendersi conto di far parte di un contesto, di un mondo una realtà in un altra realtà più grande, e che esistono tantissime altre realtà che devono coesistere pacificamente nella loro integrità e dignità. Quindi riassumendo più chiaramente, gli operai hanno un loro contesto, i contadini un altro, gli artigiani e gli artisti un altro ancora e anche gli indios hanno un loro contesto che è la selva, la natura e la terra circostante, gli animali e i villaggi indigeni dove loro stanno e da sempre stavano nella loro integrità e dignità in pace coesistendo con le altre realtà, che coesistendo pacificamente vanno a formare la società. Il problema è che l’integrità indigena non solo è stata smantellata già da centinaia e centinaia di anni ma dopo aver sfruttato, e continuato a sfruttare, questa gente i potenti, i latifondisti, le varie grandi aziende e multinazionali sia locali che yankee e altri interessati hanno fatto sì che questa gente venisse totalmente dimenticata dalla società civile messicana tanto che non esisteva sul dizionario nemmeno una parola per indicarli una specie di dannazio memorie romano ma completato dal fatto che di questa gente non c’era più il ricordo o meglio, si ricordava si del antico popolo maya ma non della sua evoluzione storica e della sua esistenza moderna che poi viene sfruttata, e questo sopratutto dopo la tentata rivoluzione del 1910 di Pancho Villa e Emiliano Zapata, proprio perché una volta sconfitti ai potenti e a chi ci guadagnava faceva comodo questo fatto. E per questo Marcos dice che i peggiori crimini umani sono la negazione di potere al popolo da parte di chi lo esercita e “l’olvido” cioè il dimenticarsi non a livello singolare di un unico individuo ma che si arrivi al punto che l’intera società si dimentichi di una parte di essa stessa. Dal 2001 quando gli insorti abbandonarono la lotta armata rimanendo nei loro villaggi sulle montagne nella selva, fino ad ora, l’esercito zapatista di liberazione nazionale non ha sparato nemmeno un colpo e non hanno compiuto alcun tipo di azione violenta e/o drastica. Invece il governo messicano, aiutato più volte da quello americano, ha compiuto molti attacchi verso di loro facendo negli anni anche molte vittime, ricordo la matanza di Acteal quando i paramilitari attaccarono una comunità zapatista e nonviolenta, massacrando 45 persone tra le quali vi erano 4 donne incinte che furono sventrate con i machete, e questo senza che nessun ente governativo avesse dato l’ordine, e tutte quelle persone uccise non hanno ancora avuto giustizia dato che il governo federale messicano se ne lavò subito le mani dicendo che era un problema locale, del Chiapas, per poi incriminare 20 indigeni innocenti che dopo 11 anni di carcere sono stati rilasciati per irregolarità nel processo. A questo gli zapatisti decisero di contrapporre una filosofia includente e pacifica che spiegasse le loro ragioni e che ne trainasse la lotta: convincere senza vincere, proporre senza imporre,camminare domandando, rappresentare senza soppiantare e comandare obbedendo. “ l’obbiettivo è portare la lotta su un piano nuovo, inedito, differente, uscendo definitivamente dalla selva, scendendo dalle montagne e portare la propria voce nel dibattito pubblico, a vantaggio di tutti” dicono ora gli zapatisti, il loro ‘lato politico’ si aggira tra l’anarchismo d’ispirazione comunista e il socialismo libertario. In più occasioni, e in alcuni comunicati il portavoce dell’EZLN il Subcomandante Marcos ha affermato la loro vicinanza sotto molti aspetti a correnti marxiste quali il consiliarismo comunista, la teoria del trabajo voluntario ma ha anche sottolineato la loro distanza dai vari movimenti comunisti del latino America, e definendosi spesso anarchici e analizzando quello che è il loro ‘piano’ politico per una ipotetica società zapatista sono effettivamente più vicini a correnti anarchiche come l’anarchismo sociale e l’anarco-comunismo. Il loro più grande motto è “ democracia, juticia y libertad” “democrazia, giustizia e libertà” infatti in una società zapatista ( come già funziona nelle varie comunità zapatiste nel Chiapas sulla Sierra Lacandona ) si troverebbe una forte democrazia diretta e partecipativa molto diversa dai modelli di ‘democrazia’ che ci sono in Europa e che conosciamo noi, il loro modello di democrazia intanto non utilizza il criterio della maggioranza ma per la maggior parte delle decisioni ci deve essere un unica conclusione unanime. In una società zapatista tutto il potere cadrebbe nelle mani del popolo che non solo avrà il pieno potere legislativo ( cioè di decidere le varie cose ) ma spesso anche quello esecutivo a dipendere se la decisione in questione può essere applicata direttamente dal popolo, per il resto ci saranno dei portavoce eletti dal popolo che dovranno obbedire al popolo senza avere nessun potere personale “ ¡aquì manda el pueblo y el gubierno obedece! ”  “ qui comanda il popolo e il governo obbedisce! ” questa frase si trova sempre sui cartelli di benvenuto nelle aree d’occupazione zapatista in Chiapas. Oltre questo, in una società zapatista, sarebbe abolito il latifondismo e fatta la riforma agraria e ridistribuito l’agro pubblico agli indigeni, ai contadini e a chiunque voglia possedere un terreno; ci sarebbero tante piccole comunità dove tutti lavorano e collaborano assieme, andare tutti a fare lavori collettivi come le varie raccolte nei campi o la costruzione di edifici e altri lavori collettivi dove tutto il popolo della comunità parteciperebbe con la guida e l’aiuto di esperti che varierebbero a seconda del lavoro da fare. In questa società non vi sarebbe alcuna forma di capitalismo e nessuna organizzazione gerarchica ma solo una società orizzontale di uguali che si rispettano tra di loro, ognuno avrebbe libertà di espressione e tutti avrebbero pari diritti. L’esercito zapatista ha più volte affermato di essere fortemente contrario ai vari tipi di ‘punimenti’ occidentali quali il carcere e la reclusione o la pena di morte e di essere contrario all’eliminazione da parte di chi esercita il potere di eliminare o reprimere gruppi di persone con idee diverse dalle loro cosa invece spesso purtroppo avvenuta nei regimi socialisti dello scorso secolo. Nella società ideale zapatista non esisterebbe neanche la moneta che dopo un graduatorio passaggio di rivalutamento di essa cesserebbe di esistere all’interno delle varie comunità che compongono la società, rimpiazzata dalla forza lavoro del popolo che da solo produce ciò che la comunità consuma e poi consuma ciò che la comunità produce dove tutto ciò che è stato ricavato dal lavoro collettivo è di tutti perché tutti hanno lavorato e collaborato per averlo. Il Subcomandante Marcos dalla Sierra ha scritto molti comunicati su vari argomenti e anche tantissime storielle di personaggi inventati, anche se Marcos col suo solito gusto per il paradosso ha affermato “ loro non sono un invenzione… casomai io lo sono” cosa vuol dire? Beh le storie di Marcos hanno sempre come protagonisti personaggi che incarnano tipici comportamenti (che quindi esistono) invece ‘Marcos’ è una figura molto astratta, ‘marcos’ non è solo un uomo, quello che si conosce noi, ma una vera e propria condizione e Marcos materialmente è solo il portavoce della variante del contesto indigeno di questa condizione che prende il nome di zapatismo nel contesto indigeno e che può prendere altri nomi in contesti diversi. Per questo
<<Marcos è un gay a San Francisco, nero in Sudafrica, un asiatico in Europa, un Chicano a San Ysidro, un anarchico in Spagna, un palestinese in Israele, un indio maya negli stretti di San Cristobal, un ebreo in Germania, uno zingaro in Polonia, un mohawk in Quebec,  un pacifista in Bosnia, una donna sola in metropolitana alle dieci di sera, un contadino senza terra, un membro di una gang di baraccopoli,un operaio senza lavoro, uno studente infelice e, naturalmente, uno zapatista sulle montagne.>>
In altre parole, luiè semplicemente noi:  noi siamo il leader che stiamo aspettando. Questo vuol dire “ detras de nosotros somos vosotros” “dietro di noi siamo voi” cioè che dietro ai passamontagna noi siamo esattamente come ogni altro oppresso nel mondo e il passamontagna è solo uno specchio simbolico per far capire ciò. E questa ‘descrizione’ non è riferita a Marcos come persone materiale e singolare ma a una condizione collettiva in vari contesti diversi che in quello indigeno in Messico prende il nome di zapatismo. Il 24 maggio 2014 il Subcomandante Marcos portavoce democraticamente eletto dell’esercito zapatista di liberazione nazionale annuncia pubblicamente che il proprio personaggio smette di esistere ( non confondiamoci, l’uomo, la persona che ha preso il soprannome di Marcos non è morta, anzi, ma il suo personaggio come portavoce del EZLN ). Nel 2004 lui insieme al genio di Paco Ignacio Taibo  scrisse un libro a 4 mani dal titolo ‘ Morti scomodi , manca quel manca’ che fu inizialmente pubblicato a puntate sul quotidiano di sinistra anti-capitalista e anti-fascista messicano La Jornada (che trovate linkato nella nostra bio) e poi pubblicato nelle varie traduzioni ovunque. Il 14 ottobre 2016 viene annunciata l’apertura di una assemblea permanente tra EZLN e CNI per decidere tutti i dettagli della corsa alla presidenza messicana nelle elezioni del 2018, questo viene comunicato al termine di un congresso alla fine del quale è stata presa la decisione di intraprendere la corsa elettorale. Da allora molti si sono chiesti se la cosa fosse coerente o meno alla filosofia di base indigena e zapatista, il punto principale di questa domanda è il fatto che l’esercito zapatista ha sempre dichiarato di rifiutare completamente il potere e di volerlo eliminare “ el poder pudre la sangre y oscurece el piensamiento”  “ il potere putrifica il sangue e oscura il pensiero” è uno dei loro tanti slogan contro il potere non solo come instituzione ma anche proprio come idea filosofica e astratta. Ebbene noi, come sostengono anche loro, non pensiamo che sia un incoerenza questa svolta democratica ma che sia fedele al modello di società ideato dagli zapatisti, a loro non interessa affatto il potere o il prestigio singolare ma ben si il pieno autocontrollo e autogestione del popolo che comanda al governo da loro democratiamente eletto ciò che deve eseguire a seconda delle decisioni prese democraticamente da tutto il popolo. Quindi in ultima analisi,e conclusione, questa che stiamo vivendo non è un’incoerenza alla stessa filosofia zapatista ma è un evoluzione rivoluzionaria.
-Compagno Grimm
<<Al pueblo de México:
A los pueblos y gobiernos del mundo:
Hermanos:
Nosotros nacimos de la noche. En ella vivimos. Moriremos en ella. Pero la luz será mañana para los más, para todos aquellos que hoy lloran la noche, para quienes se niega el día, para quienes es regalo la muerte, para quienes está prohibida la vida. Para todos la luz. Para todos todo. Para nosotros el dolor y la angustia, para nosotros la alegre rebeldía, para nosotros el futuro negado, para nosotros la dignidad insurrecta. Para nosotros nada. Nuestra lucha es por hacernos escuchar, y el mal gobierno grita soberbia y tapa con cañones sus oídos. Nuestra lucha es por el hambre, y el mal gobierno regala plomo y papel a los estómagos de nuestros hijos. Nuestra lucha es por un techo digno, y el mal gobierno destruye nuestra casa y nuestra historia. Nuestra lucha es por el saber, y el mal gobierno reparte ignorancia y desprecio. Nuestra lucha es por la tierra, y el mal gobierno ofrece cementerios. Nuestra lucha es por un trabajo justo y digno, y el mal gobierno compra y vende cuerpos y vergenzas. Nuestra lucha es por la vida, y el mal gobierno oferta muerte como futuro. Nuestra lucha es por el respeto a nuestro derecho a gobernar y gobernarnos, y el mal gobierno impone a los más la ley de los menos. Nuestra lucha es por la libertad para el pensamiento y el caminar, y el mal gobierno pone cárceles y tumbas. Nuestra lucha es por la justicia, y el mal gobierno se llena de criminales y asesinos.Nuestra lucha es por la historia, y el mal gobierno propone olvido.Nuestra lucha es por la paz, y el mal gobierno anuncia guerra y destrucción.Techo, tierra, trabajo, pan, salud, educación, independencia, democracia, libertad, justicia y paz. Estas fueron nuestras banderas en la madrugada de 1994. Estas fueron nuestras demandas en la larga noche de los 500 años. Estas son, hoy, nuestras exigencias》Cit. Marcos

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