Gli avvenimenti di Piazza san Carlo, quella finale della Champions League proiettata all’unico megaschermo di Torino, illustrano piuttosto bene l’inutilità dell’apparato politico e burocratico necessari per la sopravvivenza della repubblica, e non per un’utopistica protezione di un corpo oppressore sugli oppressi.
Martedì 20 giugno, inoltre, una scena raccapricciante ha coinvolto la vita notturna del quartiere Vanchiglia, nel centro di Torino, tra la Dora Riparia e il Po, sede peraltro dell’Università degli Studi della città piemontese: la polizia della Repubblica Italiana ha caricato, a dire del questore, dei manifestanti mischiatisi con la folla, che alle 20,30 di un’afosa ultima giornata primaverile, cenava nei dehors dei locali. A quanto pare, le manganellate piombate su bambini, famiglie, ragazzi e gestori, sono state un effetto collaterale dell’azione oppressiva della polizia italiana, che si occupava di reprimere gli esponenti più sovversivi del centro sociale Askatasuna, non curandosi delle persone a cui è, de iure, destinata la “protezione”.
L’azione disorganizzata e inutilmente provocatrice del centro sociale, oggetto di tante attenzioni delle autorità torinesi, è assolutamente nonsense: le istanze portate avanti sempre più in modo accanito non coinvolgono minimamente la discussione della fallimentare struttura socioeconomica capitalista, bensì la richiesta esagitata di diritti pressoché insulsi quali la libertà di potersi ubriacare nei luoghi pubblici, a cui l’amministrazione comunale della sindaca Chiara Appendino ha messo un limite non meno criticabile quale il divieto della vendita e consumo di alcolici in bottiglie di vetro dopo le 20, un’ordinanza a dir poco eludibile, bastando banalmente far consumo di lattine di birra.
Ciononostante, in quest’occasione, i centri sociali hanno avuto una parte minima nella distruzione avvenuta agli allestimenti esterni dei locali, alle vetrine, ai luoghi pubblici, spaccati, infatti, dalla foga repressiva della polizia di stato e della celere; quel martedì sera le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno dimostrato il solo scopo dello Stato e del suo braccio armato, la polizia e l’esercito: l’oppressione di una classe minoritaria sulla maggioritaria; e le bastonate che la gente di Torino ha sentito sulla propria pelle sono l’effetto tangibile di quest’oppressione che andrà estinguendosi a causa del popolo in armi.
Il proletario che diventa un poliziotto al servizio del regime capitalista, è uno sbirro borghese, non un proletario. ( Leon Trozkij)
– Compagno Emanuele
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