Il cittadino medio: ente quanto importante alla politica moderna quanto passivo a essa. Egli è lo strumento della borghesia alta per governare in quanto docile, facilmente influenzabile e specialmente individualista. Egli è il votante, colui che deve decidere il padrone, ed è per questo che l’interesse della classe dominante è incentrato in un sistema scolastico che non si occupi della formazione del cittadino con spirito collettivista e interessato, ma nella formazione del cittadino passivo e individualista. Questo processo si è intensificato negli anni novanta con il berlusconismo a seguito di una tradizione democristiana.
Cosa ha a che fare questo con la natura sfuggente del Neocolonialismo? Basti considerare che una grande fetta della popolazione non è a conoscenza della colossale vicenda del Coltan, il minerale utilizzato nei telefoni cellulari e computer, la quale sarebbe troppo complessa per parlarne ora. Se questa vicenda fosse più conosciuta o “amplificata” dai media si tratterebbe di una delle controversie più gravi dell’ultimo secolo. Invece ci si ritrova con una percentuale minima della popolazione che ne è a conoscenza.
Il Coltan come esempio è perfetto per indicare l’ignavia della popolazione riguardo il metodo d’azione del capitalismo moderno. Ma non è per colpa (non sempre almeno) del singolo individuo bensì della formazione culturale e sociale sin dalle basi.
La natura del Neocolonialismo, a differenza del “colonialismo classico”, è quella di non essere evidente senza un minimo di approfondimento. Quindi se, ad esempio, nel 1800 si sapeva perfettamente quali fossero gli stati e le colonie sotto la corona Britannica, ora non è facile capire quale superpotenza controlla gli stati con più ricchezze naturali. Ad esempio Francia e Inghilterra hanno un controllo quasi assoluto sull’economia libica nonostante ci sia, tecnicamente, un governo indipendente. Questo controllo, ovviamente, non è in via diretta ma tramite di gruppi paramilitari armati ubbidienti ai padroni d’oltremare. Un’altra differenza radicale è che, a differenza del colonialismo classico, se analizziamo i risultati storici, il neocolonialismo non fornisce nessun tipo di infrastruttura coloniale. Quindi, se alla liberazione dal colonialismo ci si ritrovava almeno con delle infrastrutture, alla liberazione dal neocolonialismo ci si ritrova solo con il paese devastato e profondamente segnato da anni di sfruttamento.
Inoltre nei paesi vittima si genera un paradosso:
Nonostante l’esposizione e la ricchezza effettiva aumentano esponenzialmente, si arricchiscono solo i membri dell’1%, mentre il resto della popolazione generale si ritrova estremamente impoverito e sfruttato. Quindi per questo molti paesi dell’Africa centrale, che seppur sono ricchissimi di minerali e metalli, sono estremamente poveri e in situazioni catastrofiche. E la colpa, a causa della natura sfuggente e non di facciata del neocolonialismo, non ricade sugli sfruttatori ma sugli sfruttati.
—Compagno Emilio
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