GOODBYE EQUITALIA, HELLO REMISSION

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1) UN MERO CAMBIO D’ABITO O NO? SOLAMENTE UNA MOSSA PROPAGANDISTICA AD AMPIO RAGGIO O UNA LOGICA CALCOLATA?
E’ notizia recente e diffusa quella della rottamazione di Equitalia e della sostituzione di questo organo a totale controllo pubblico delegato dallo Stato alla riscossione  con un altro organo controllato direttamente dall’Agenzia delle Entrate (attualmente le quote azionarie di Equitalia sono spartite tra la stessa Agenzia delle Entrate e l’INPS), che diventerà Agenzia delle Entrate-Riscossione. Le diverse forze politiche all’opposizione gridano, assieme a innumerevoli organi di stampa, alla distruzione di un totem per mero fine propagandistico coadiuvato da un condono dato dalla rottamazione delle stesse cartelle di Equitalia finalizzata ad una pura mancia elettorale (come i famosi 500 € per i diciottenni e gli 80 € su cui si è tanto speculato quanto si è talmente poco goduto di questo “bonus” diventato vera e propria leggenda metropolitana). Per il massimo quotidiano dei commercialisti, Euteknè, la situazione è limpida e quasi lapalissiana, e il parere degli autori del numero datato 25 ottobre è altrettanto limpido:
“Nessun effetto ci sarà sul versante della riscossione e del contenzioso, il nuovo ente assume una qualifica come  agente della riscossione e subentra a titolo universale nei rapporti giuridici attivi e passivi anche processuali delle società del gruppo Equitalia […]
L’unica cosa oggetto di mutamento è il nome”
Infatti l’attacco su più fronti di agenti più disparati sta facendo crollare la nuova tesi del governo del “prima l’apparir poi l’essere” per cui, come afferma il ministro Zanetti (il quale, ironia della sorte, fu in passato direttore del medesimo quotidiano che ora attacca a spada tratta il cambiamento dell’organo di riscossione) , il cambiamento di Equitalia si inserisce in un contesto in cui cambieranno le regole operative che comportano il  mutamento in un processo che si completerà nel luglio 2017, ovvero quando la ormai abolita agenzia diviene totalmente subordinata all’agenzia delle entrate. Lo stesso ministro nell’intervista a Giovanni Floris nel settimanale “diMartedì” mostra un esempio di cotanto cambiamento, ovvero dare la possibilità di utilizzare i dati riferiti ai conti correnti con i quali si supereranno alcune situazioni riferite al pignoramento di questi in determinate situazioni di capienza rispetto al determinato  conto. Ciò nonostante non crea la barriera invalicabile sperata dal governo, il quale ormai può mettersi l’anima in pace sulla credibilità della sua manovra anti totem; ora c’è solo una domanda da farsi, ovvero quale sarà la totalità dei cambiamenti e l’entità di questa e se realmente ci saranno.
Ora sul web come nella vita reale inoltre spopola la notizia di aver eliminato spese che gravavano sulla collettività con questa manovra: notizia falsa e tendenziosa poiché Equitalia è solo un puro ente recupero crediti (ovvero colui che riversa nelle casse del creditore il debito accumulato dai cittadini) che copre le sue spese con il cos’detto aggio, ovvero il compenso per l’attività di recupero che svolge (in poche parole è una spesa sulle spalle del creditore, non della collettività ma solo di determinati elementi di questa).
Al contrario invece con i salari degli impiegati portati sotto un’agenzia statale i costi per il mantenimento del nuovo ente graverebbero sull’intera comunità se in quei mesi di tempo tra l’adesso e il luglio 2017 in cui il governo dovrebbe varare nuove normative e dare un nuovo assetto all’ente non viene trovato il modo di non aggiungere un sovrappiù alle attuali imposte.
2) I SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA
Pur non richiedendo un concorso o una selezione poiché i dipendenti della ormai ex Equitalia non entrano in un perimetro pubblico viene richiesto il check di competenze sui dipendenti in vista del cambiamento di tutta una serie di regole  di ingaggio nei processi di lavoro, scatenando le ire dei sindacati.
Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, afferma che il processo si rivela una sanatoria occulta finalizzato alla riorganizzazione delle competenze e alla modifica dell’organico:
“Ci batteremo contro la selezione, faremo uno sciopero unitario. Il governo non aveva bisogno di chiudere Equitalia per fare una sanatoria, ma dal momento che ha deciso di farlo non può anche per la prima volta nella storia della Repubblica imporre un procedimento di questo tipo, che lascia spazi a interventi unilaterali e discriminatori. I lavoratori e le lavoratrici vanno confermati e basta, senza alcun criterio selettivo perché è la loro storia professionale a parlare a loro sostegno”.
Inoltre non è secondario l’aspetto con cui il governo ha cominciato e continua a buttar fango su Equitalia e sui suoi dipendenti diventati da un giorno all’altro “avvoltoi”, “vampiri” , essere votati quasi al parassitismo sociale quando quest’organo di riscossione non ha alcun potere legislativo  ma si attiene  a quanto il legislatore impone, lo stesso che oggi imputa a Equitalia le vessazioni che sarebbero alla base della sua chiusura, ovvero dipende dalle leggi emanate dallo Stato (cosa che non entra in testa al Governo, il quale sembra accusar se stesso di parassitismo).
3) UN MONUMENTO ALL’EVASORE
Notizia di gran scalpore è la rottamazione di tutte le cartelle esattoriali notificate tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015  includendo tributi,  imposte, contributi previdenziali e assistenziali, multe (all’interno della sanatoria rientrano anche i ruoli emessi dagli enti locali e le multe solo nel caso che il singolo Comune aderisca).

La rottamazione delle cartelle di Equitalia, non copre tutte le somme aggiuntive da pagare; infatti i debitori dovranno pagare:

  • gli interessi da ritardata iscrizione al ruolo;
  • le somme maturate a titolo di aggio, da calcolare però solo sul capitale e sugli interessi;
  • le spese per le procedure esecutive;
  • le spese di notifica della cartella.

Per le multe conseguite per mezzo di un’infrazione stradale, oltre all’importo – base il debitore dovrà pagare l’aggio della riscossione, le eventuali spese di esecuzione e la notifica della cartella.

Invece non si devono pagare:

  • le sanzioni sulle somme da pagare;
  • gli interessi di mora;
  • le somme aggiuntive dovute sui contributi previdenziali.

La richiesta dovrà esser presentata 90 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, entro 180 giorni Equitalia presenterà l’ammontare delle somme dovute e il singolo debitore potrà scegliere se pagare tutto il debito in una sola soluzione oppure in 4 rate.

Il 9 febbraio 2016 Maria Ruffini, l’amministratore delegato dell’ente di riscossione, ha dichiarato che solo il 5% di crediti evasi (51 miliardi) possono essere riscossi, il tutto su un totale di ben 1058 miliardi di € accumulati dal 2000 al 31 dicembre 2015; Ruffini spiega:

 “ Il 20.5 % è stato annullato dagli stessi creditori, dei restanti 841 miliardi di euro oltre un terzo sono difficilmente recuperabili […] infatti 138 mld sono dovuti da soggetti falliti, 78 mld da persone decedute, e imprese cessate, 92 mld da nullatenenti, per 28 mld la riscossione è sospesa […]. Residuano 506 mld di cui oltre il 65% si sono tentate invano azioni esecutive [..] nel rimanente 35% oltre 260 mld sono difficilmente recuperabili per problematiche varie (il grassetto è dell’autore dell’articolo)”

 In questo orizzonte a dir poco spaventoso il Governo cosa fa? Rigira il coltello nella piaga agendo di conseguenza nel proprio mandato, ovvero cercò già di condonare le frodi fiscali due anni fa (non riuscendoci peraltro), ha alzato le soglie di non punibilità per l’evasione fiscale , ha alzato la soglia del pagamento in contanti ed ora crea un vero e proprio monumento all’evasione con la voluntary  disclosure e la rottamazione delle cartelle.

Per il primo infatti si consente agli italiani che detengono attività finanziarie o patrimoniali  non dichiarate al Fisco, di sanare la loro posizione, anche penale, pagando le relative imposte e le sanzioni in misura ridotta. Il ministro Zanetti può pure dire che con questo metodo si sono recuperati 3,5 mld (ricordo, su quasi sessanta miliardi di €!) portando il tutto ad un risultato che gli altri governi avrebbero raggiunto solo con una tassazione scontata al 5% (ovvero, oltre a non pagare le sanzioni avere uno sconto sulle imposte) ma non si può sempre avvantaggiare gli evasori cercando di venirgli incontro in tutti i modi possibili ed immaginabili, quando molti dei poveri diavoli che pagano i tributi con solerzia devono dissanguarsi per arrivare alla determinata cifra  da versare nelle casse dello stato. Come denuncia l’economista Alberto Bagnai, la legge di bilancio è costruita con coperture che sembrano uno sberleffo, ovvero assieme a 12 miliardi di deficit, a 3 miliardi da rottamazione delle cartelle esattoriali, a 2,5 miliardi da recupero di evasione Iva, a 1,8 miliardi dati dal  rinnovo delle concessioni di telefonia Gsm e all’avanzo gestionale di ogni regione  di 2,7 miliardi di euro (che equivale ad un taglio di oltre il 10% della loro spesa non sanitaria) ci sono   i 2 miliardi derivanti dalla nuova voluntary disclosure ,misura chiamata senza mezzi termini dall’economista un condono.

Per la seconda si convola a nozze con evasori ed elusori, come infatti denunciano diverse organizzazioni di sinistra per cui  invece di modificare con serietà e rigore il sistema sanzionatorio relativo agli illeciti amministrativi e fiscali introducendo, anche qui, il criterio costituzionale  previsto dall’art. 53 della Costituzione  della progressività e della proporzionalità rispetto al reddito, si elargisce un indistinto condono.

“In altri paesi, le sanzioni inerenti a violazioni stradali, per esempio, sono commisurate al reddito del trasgressore: perché un conto è irrogare una multa per eccesso di velocità di 285 euro a un operaio con un reddito mensile di 1200 euro, un conto è infliggere il pagamento della stessa somma a un imprenditore del lusso con reddito medio mensile di 15.000. Il primo, quel mese, dovrà stringere all’inverosimile la cinghia e probabilmente dovrà lasciare indietro il pagamento di una bolletta o le cure dentistiche del figlio. Il secondo manderà un collaboratore in posta a pagare e continuerà a correre imperterrito sulla sua torpedo blu. ” (da Possibile)

Una sanzione ha la finalità di ammonire il soggetto a non ripetere il medesimo errore: un’ammonizione che causa egual danno a tutte le classi sociali rischia di danneggiare fin troppo gli appartenenti alle classi subordinate e fin troppo poco gli esponenti delle classi dominanti; ci sono paesi dell’UE che hanno applicato la proporzionalità delle sanzioni da quasi 90 anni (come la Finlandia), perché noi Italiani impariamo sempre troppo tardi?

Giorgio Mottola, giornalista di Report, scrive:

“Il nuovo ente cambierà nome e sarà interamente controllato dall’Agenzia delle entrate. Al momento, però, a parte il cambio di denominazione non sembrano esserci altre novità sostanziali. Le norme che regolano le modalità di riscossione, definite “vessatorie” dal premier Renzi, rimangono invariate e così gli interessi e l’aggio, la tassa fissa che paghiamo a Equitalia. Ci sarà invece una “rottamazione” delle sanzioni che rischia però di avvantaggiare soltanto un numero ristretto di ricchi evasori.” (ricchi evasori a cui viene decurtato anche il 200% di sanzioni sulla cifra nel caso di frodi carosello)

 Infatti la stessa rottamazione delle cartelle risulta, in alcuni casi, dannosa per gli stessi debitori (in particolare per gli evasori più poveri) che si vedono impossibilitati a pagare una somma scissa inizialmente in una decina di rate  somma di denaro più alta dilazionata in sole 4 rate, così  da non “beneficiare” della rottamazione delle cartelle; inoltre nel caso che qualcuno volesse pagare il debito con una sola rata anche costoro non potrebbero beneficiare di queste  agevolazioni e, nel caso in cui questi individui volessero beneficiare di queste, finirebbero a pagare di più rispetto alla rata unica per via degli interessi di rateizzazione. In poche parole coloro a cui questa misura è dedicata sono unicamente i ricchi evasori e coloro che non hanno mai pagato se non prima di questa misura.
4) CONCLUSIONE
In una situazione del genere bisogna trarre insegnamento da ciò che cadde nell’oblio decenni fa, in una realtà dove l’evasione è di casa e dove la sanzione  è fondata sull’ineguaglianza di un bipolarismo sociale sempre più accentuato qualcuno potrà goder della libertà di pensiero dicendo: “L’antropocrazia voluta da Pound non era mica così tanto sbagliata. Speculando sull’impossibilità dell’attuazione di codesta misura per i vincoli materiali sono passati oltre  80 anni ed ora che c’è la possibilità e si presenta un orizzonte in cui questo metodo costituirebbe un gran sollievo.”  
Non si può demonizzare tutto l’operato di un governo, ma quando la situazione lo richiede c’è bisogno di un’accorata opposizione. NON E’ POSSIBILE che una realtà che si erge sulle ceneri di una certa sinistra faccia tabula rasa del passato in nome di una “terza via” che utopicamente tenta di congiungere due ideali opposti, ideali che in questo crogiuolo o si combattono in una battaglia tra opposti o si annullano facendo spazio ad un essere non animato, questo è il PD ora, un insieme indefinito di padri e figli (ideologici) che fanno a gara per garantirsi una poltrona non consci che gli stessi padri hanno favorito questa situazione quasi vent’anni fa, si sta assistendo ad un confronto tra minoranze rappresentanti una sinistra più socialdemocratica e keynesiana e un liberalismo sociale molto più statunitense, idee che non vanno di certo a braccetto fra di loro, ora si sta assistendo ad un cambio generazionale e ad un mutamento ideologico che vede nella seconda sopracitata la vincitrice e che vien trasposta nella realtà da riforme molto più “liberal”  del passato.
 – Compagno Elia

0 Replies to “GOODBYE EQUITALIA, HELLO REMISSION”

  1. Molto interessante…trovo intrigante come parli dei dipendenti di equitalia e come i giudizi di ignoranti che non possono capire cosa si fa per portare dei soldi per la famiglia. Questa fonte provoca in me interesse e assuefazione verso questo argomento e mi spingono ad approfondire.Grazie per le informazioni.

    1. E’ un piacere vedere l’interesse di qualcuno per questi argomenti, com’è un piacere per l’autore vedere che il suo scritto è stato apprezzato. Ebbene sì, il dipendente di Equitalia può essere considerato quasi alla strenua di un qualsiasi lavoratore impiegato in un call center: nonostante la differenza tra salari e mansioni il loro punto comune è l’essere il perfetto capro espiatorio votato a personificare le azioni di un ente (lo stato il primo, il privato il secondo). Come hai visto, comunque non ci piacciono le critiche sterili e, per l’autore, misure come la fiscalità monetaria o la sanzione rapportata al reddito possono essere considerate più efficaci e meno burocratiche delle attuali, oltre ad essere più eque nei confronti dei cittadini, spinti forse a non considerare più questi determinati enti nell’immaginario collettivo come vampiri succhiasangue e parassiti della società. Rinnovo il ringraziamento per la lettura.

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