2 agosto 1980: l’ennesima strage fascista nella Stazione di Bologna. Un breve testo per ricordare ciò ch’è stato

 

1 agosto, sera

Il viaggio era stato lungo, troppo lungo. Finalmente l’arrivo a Bologna, una città sconosciuta agli occhi di un bimbo di 10 anni. Una città che colpiva per i suoi portici, chilometri di portici in cui nelle giornate di pioggia si poteva passeggiare per ore senza bagnarsi. Ma in agosto a Bologna non piove, il caldo saliva dall’asfalto, doloroso, asfissiante, pareva non lasciare scampo, ad ogni angolo di via si correva al riparo dei portici. I parenti erano venuti a prendere quella giovane mamma con il suo bimbo, feste e abbracci per una visita inaspettata, brevissima, la mattina dopo già dovevano ripartire per il Molise. Una serata all’insegna del cibo e di conversazioni antiche, parlando di campagna e terra arsa dal sole. Il bimbo frenetico correva per le stanze di quel minuscolo appartamento di migranti, giocava con il cane dei parenti, un segugino trovato per strada. Le ore passano ed è subito ora di dormire, bisogna riposare domani il viaggio sarà lungo e faticoso, un bacio e il bimbo si addormenta.

2 agosto 1980

ore 9

«Forza Carmelo! É ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»

«Uffa, va bene, mi alzo»

Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat ormai al termine. La decisione è presto fatta si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo. Il bimbo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, i treni. Che amore che ha per i treni, ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine tutte di ferro.

10,20

«Mamma, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»

«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»

«Che bello, che bello, sono sicuro che il papà sarà d’accor…………..»

BUUUMMM

«Mammaaaa, mammaaaa, aiuto! Dove sei? Ho paura è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio»

Suoni, strani suoni di ferro caldo, gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 50 metri di distanza per l’onda d’urto.

Poi il fumo si dirada e si intravede il disastro.

«Mammaa, dove sei? Dove sei?»

«Vieni piccolino, vieni in braccio ti aiuto io»

«Chi sei? Dov’è la mia mamma?»

«Sono un amico della mamma, vieni, stai tranquillo»

«Ma cos’è successo?»

«Niente, non e’ successo niente»

In Italia non succede mai niente.

La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano non sono niente. Non è successo niente, non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso, incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione. Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente, arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano avranno dimenticato tutto. Ma non avete preso in considerazione una cosa, voi infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora, loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito, quelle non potrete mai più cancellarle.

~ Olmo Vallisnera ~

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