Di Sasan Sedghinia1
Molti scrittori e ricercatori considerano il 2011 come il punto di partenza di una nuova tornata di lotte nel Sud del mondo e soprattutto in Medio Oriente. Rivolte conosciute come “primavera araba”.Sebbene queste proteste siano state più o meno represse, la successiva ondata di rivolte è iniziata nel 2019.
Qui intendo affrontare queste obiezioni in relazione al pensiero del filosofo italiano Antonio Negri, cioè come possono essere comprese queste lotte utilizzando le idee di Toni Negri.
I pensieri di Negri sui movimenti e sulle lotte sociali, compreso il Sud del mondo e le lotte anticoloniali, dovrebbero essere compresi nel contesto del suo pensiero sul sistema mondiale capitalista.
A suo avviso, il capitalismo è un sistema che tende a svilupparsi a livello globale. Questa idea ha svolto fin dall’inizio un ruolo importante nello sviluppo del pensiero socialista e comunista. Dal Manifesto Comunista, che proponeva la tendenza del capitalismo alla globalizzazione, al concetto di internazionalismo.
Queste idee furono proposte quando il modo di produzione capitalista, la rivoluzione industriale e gli stati nazionali si affermarono solo in Europa. Ad esempio, lo scrittore italiano Sandro Mezzadra scrive sull’importanza del concetto di internazionalismo: “Nella storia dell’internazionalismo è stata in buona sostanza assunta come scontata l’idea che la nazione fosse l’unità di base per l’organizzazione politica. Le cose non stavano necessariamente in questo modo nella formulazione originaria del concetto. Quando Marx cominciò a scrivere sul tema, negli anni Quaranta dell’Ottocento, il processo di nazionalizzazione dello Stato, dei mercati e della mappa politica dell’Europa era lungi dall’essere concluso nella stessa Europa. L’internazionalismo, in queste condizioni, ha rappresentato una straordinaria invenzione e anticipazione politica”2.
L’instaurazione del sistema capitalista richiedeva potere extraeconomico come la schiavitù in Africa, il colonialismo nelle aree periferiche, l’espropriazione e la recinzione della terra, così come il lavoro gratuito delle donne, che viene chiamato accumulazione originaria. Tuttavia, il meccanismo di accumulazione originaria non si esaurisce una volta per tutte, ma si rinnova sempre con le crisi del sistema capitalista.
I pensatori italiani di sinistra, in particolare femministe come Silvia Federici, Leopoldina Fortunati, Mariarosa Dalla Costa e Selma James, considerano questi territori come i territori di riproduzione del sistema capitalista su dimensioni internazionali. In altre parole, lo sviluppo del capitale non cancella mai le varie forme di oppressione storica, ma le utilizza, anche se l’origine del patriarcato e della schiavitù sia anteriore all’instaurazione del sistema capitalista. “È una nuova idea della classe che ricomprende adesso le casalinghe e tutti i lavoratori non salariati, servi, schiavi e popolazioni colonizzate. Una rottura, in questo senso, militante che, in aperto scontro con le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria non solo femminista, ripensa radicalmente il soggetto delle lotte”3.
Negri sottolinea questo punto riguardo alla questione dell’autodeterminazione e delle lotte anticoloniali e antimperialiste nel XX secolo. Con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre nel 1917, i bolscevichi credevano che la vittoria della rivoluzione socialista dipendesse dalla sua globalizzazione, e per questo motivo credevano che questa rivoluzione dovesse estendersi alla rivoluzione nei paesi europei sviluppati, in particolare in Germania, altrimenti sarebbe fallirebbe.
Con la sconfitta della rivoluzione in Germania, secondo Antonio Negri, l’attenzione di Lenin si sposta sulle regioni periferiche e sulla questione del diritto all’autodeterminazione. Negri scrive delle lotte antimperialiste e anticoloniali di queste regioni: “Le rivoluzioni socialiste e anticoloniali del secolo xx. Quelle asiatiche, quelle sudamericane e quelle africane. Lenin definisce queste lotte come antimperialiste. La soggettivazione leninista del concetto marxiano di classe operaia ha permesso di estenderne la potenza e di trasformare l’alleanza degli strati sociali diversamente sfruttati in confluenza ed aggregazione, in convergenza di lotte contro le istituzioni dello sfruttamento e contro i ceti sociali che ne godevano. Questa estensione planetaria delle lotte ha riconfigurato nella lotta antimperialista il concetto di classe operaia che Lenin (e già Marx) aveva assunto come vettore di ricomposizione politica internazionale dei subordinati e – mantenendone le funzioni ricompositive – ne ha prefigurato lo sviluppo che condurrà all’intersezione delle lotte di emancipazione ed alla convergenza dei movimenti di liberazione… L’antimperialismo di Lenin costituisce infatti la trama di un internazionalismo rafforzato. Vale a dire che l’internazionalismo marxiano è qui assunto da Lenin in maniera radicale: il rapporto rivoluzionario è scolpito come agency che supera i limiti di ogni nazionalismo e apre la lotta rivoluzionaria su dimensioni globali”4.
Pertanto, dal punto di vista della lotta antimperialista e anticoloniale del Sud del mondo, fa parte della “internazionalizzazione” delle lotte anticapitaliste. Negri vede il fallimento di queste lotte nella presa di potere nazionalista dello stalinismo.
L’idea del “socialismo in un solo paese” ha distrutto la dimensione internazionale e la direzione di queste lotte e ne ha fatto semplicemente uno strumento per la creazione dello Stato-nazione e la tutela degli interessi nazionali. “l’internazionalismo di Lenin, consiste nel fatto che per lui “internazionale” prima di riferirsi a nazione, si riferisce ad un vettore del politico divenuto centrale nel ventesimo secolo: la soggettivazione di massa. In Lenin l’internazionalismo funziona riferendosi ad un soggetto globale, nutrendone l’immagine, sviluppandone l’impatto, la potenza. L’esperienza politica delle masse, della moltitudine sta per Lenin alla base di ogni progetto politico comunista. Internazionalismo non significa quindi semplicemente azione che abita ed articola molte dimensioni spaziali, bensì azione che le investe implicando la coscienza, la volontà, le passioni, la fantasia di migliaia di uomini… di molte decine di milioni di uomini spronati dalla più aspra lotta di classe. Internazionalismo significa moltitudine di soggetti rivoluzionari… non solo da destra, dall’impertinenza nazionalista che fonda la sua propria forza nella conservazione del passato, nel fanatismo dell’identità e nel razzismo, sorgerà una dura opposizione all’internazionalismo leninista, ma anche dall’interno della Terza Internazionale a guida bolscevica, quell’internazionalismo verrà spesso qualificato come inadeguato o inetto a sviluppare il programma comunista. E quel nuovo mondo che il pensiero e l’azione di Lenin avevano configurato, sarà vittima di scontri e di crisi nelle quali, con sempre maggiore evidenza, risalteranno i risvolti nazionalisti e reazionari del “socialismo in un solo paese”5.
Per Negri, le lotte femministe, le lotte anticoloniali e le lotte della classe operaia sono tutte molteplici arene di lotta contro il sistema capitalista solo se consideriamo la riproduzione del sistema capitalista in una forma internazionale. Questo argomento costituisce successivamente la base dell’idea di libri come “Empire” e “Multititude”.
Con la pubblicazione del libro Empire nel 2001, la vita intellettuale e militante di Negri è entrata in una nuova eta. Il capitale risponde alle proteste e ai movimenti sociali degli anni ’60 e ’70 con il neoliberismo. Antonio Negri comprende ciò che molti scrittori di sinistra chiamano “globalizzazione” nella forma del concetto di “impero” e durante il processo di lotte e conflitti sociali.
“Il processo volto all’impero fu formato da tre fenomeni contraddittori:
1) La lotta di classe dei lavoratori contro il capitale nei paesi sviluppati, che ha reso impossibile la riproduzione del sistema capitalista a livello nazionale.
2) Una lotta anticoloniale, soprattutto contro la guerra del Vietnam, che aumentò le pressioni antimperialiste.
3) La crisi dei paesi socialisti dove la gestione del capitale ha fallito contro la richiesta di libertà”6.
Non esaminerò qui i molti punti di questo famoso libro, mi limiterò a citarne alcuni.
Durante il periodo dell’impero, tutte le regioni periferiche sono integrate nel sistema della capitale. Gli stati-nazione anche nelle aree periferiche trovano gradualmente funzioni transnazionali, cioè, il governo non ha più una logica territoriale, ma agisce direttamente sotto il comando della logica transnazionale e globale del capitalismo.Invece di mantenere l’equilibrio e mediare le richieste sociali, lo stato-nazione è integrato nella logica delle imprese multinazionali.
Pertanto, secondo Toni Negri, il governo lascia al mercato una parte dei suo dovere e dei suoi compiti.Un tale governo non è una leva per la riproduzione sociale diffusa della sua popolazione e per il mantenimento dell’equilibrio sociale, ma è sempre in crisi e ricorrerà gradualmente alla violenza, al militarismo e a mezzi extraeconomici.
Pertanto, su scala globale, stiamo assistendo al ritorno globale di metodi primitivi e violenti di accumulazione, colonialismo, lavoro gratuito, schiavitù, occupazione, espropriazione, militarismo e alla crescita dell’autoritarismo fascista. Ma tutto questo non è semplicemente un “ritorno al passato”.
Non dovremmo considerare i metodi della violenza, dell’espropriazione, della proprietà e del colonialismo come trans-storici. Egli considera questi metodi nel contesto della crisi dello stato-nazione e del sistema mondiale del capitale. Pertanto, uno strumento chiamato Stato-nazione non può essere una via da seguire per le lotte di classe, anticoloniali e femministe. “È chiaro che la critica radicale della forma-Stato è necessaria, ma per molti versi superflua. Nel senso che, se è vero quello che dicevamo prima, e cioè che si è data una rottura completa della mediazione, la stessa funzione dello Stato non può più essere recuperata in termini riformisti: è una funzione semplicemente oppressiva. Da questo punto di vista, lo Stato è qualcosa di parassitario; come tale, non può più collocarsi nella riflessione rivoluzionaria”7.
La crisi dell’eta imperiale non è legata ad una singola regione o paese, ma ha un carattere globale.
Negri scrive: “Non è possibile lottare contro la costruzione dell’impero senza un’azione su scala globale. Il potere imperiale si sviluppa attraverso la connessione globale tra stati nazionali e sistemi regionali di potere capitalista. Questi soggetti partecipano al sistema di sfruttamento capitalistico – in modo più o meno contraddittorio, ma sempre con accordo finale e solidarietà…Ora la resistenza contro la guerra imperiale è possibile solo oltre dal proprio paese e dalla propria regione; Ed è possibile solo a livello delle reti di resistenza globale.
Il nazionalismo, anche e soprattutto quello sostenuto dalla sinistra (spesso presente nei paesi ex coloniali e dipendenti come in America Latina), rappresenta un grande pericolo, così come la promozione dell’illusione che la legge possa sottomettere e sconfiggere l’impero di sfruttamento capitalista a livello statale nazionale”8.
È chiaro che per Toni Negri il colonialismo ha un nuovo significato e le lotte anticoloniali fanno parte delle lotte anticapitaliste e dovrebbero essere condotte a livello internazionale. Come si può collegare un colonialismo con caratteristiche locali all’internazionalismo? La sua risposta è guardare alla produzione e alla riproduzione del sistema del capitale globale. Il rapporto con il lavoro produttivo e riproduttivo può essere una piattaforma comune in cui le differenze nella lotta possono mostrare la loro solidarietà e comunanza allo stesso tempo.
Pertanto, nell’eta dell’impero, le lotte anticoloniali, sia per porre fine al colonialismo che per collegarsi ad altre lotte, non dovrebbero funzionare verso la stabilizzazione e l’instaurazione dello stato-nazione, altrimenti riprodurranno tutte le forme di oppressione: ”lo stesso concetto di liberazione della sovranità nazionale, è abbastanza ambiguo, se non del tutto contraddittorio, che mentre questo nazionalismo mirava alla liberazione di massa dei popoli dal dominio straniero, ha stabilito strutture di dominio interno, altrettanto rigide e dannose. Lo stato nazionale postcoloniale svolge il ruolo di una componente necessaria e subordinata nell’organizzazione globale del mercato capitalista, che non è del tutto debole contro questa gerarchia capitalista globale, ma ha contribuito essa stessa all’organizzazione e al funzionamento di questo sistema, dall’India all’Algeria, e da Cuba al Vietnam, il governo è il dono avvelenato della liberazione nazionale. L’ultimo anello che rappresenta l’inevitabile sottomissione dello stato-nazione postcoloniale è il mercato globale dei capitali. La gerarchia del capitalismo globale, che soggioga al suo interno gli stati nazionali dominanti, è fondamentalmente diversa dal ciclo coloniale e imperialista della dominazione internazionale. In effetti, vediamo qui il primo assaggio della transizione all’impero”9.
Alcuni altri scrittori che riscrivono le idee di Negri per il nostro tempo ci ricordano questo tema nei movimenti contro la guerra. “Il non ritorno allo Stato-nazione e ai progetti legati al suo potere è il primo passo fondamentale per una politica di pace transnazionale. Si tratta quindi di adottare una prospettiva che possa far luce sulla nuova geografia e con essa sullo sviluppo delle lotte di classe e immaginare le possibilità di organizzare e contrastare la politica della guerra. Per questo motivo, abbiamo sostenuto la necessità di una politica di pace transnazionale nello sciopero sociale transnazionale e nel forum permanente contro la guerra”10.
Note
- scrittore, traduttore e attivista politico iraniano residente a Roma, Italia ↩︎
- Si veda Sandro Mezzadra, Brett Neilson, Per un nuovo internazionalismo. Considerazioni preliminari. https://www.euronomade.info/per-un-nuovo-internazionalismo-considerazioni-preliminari/ ↩︎
- Si veda Anna Curcio, Produzione, riproduzione, «rottura». Per una critica femminista materialista della realtà https://www.machina-deriveapprodi.com/post/produzione-riproduzione-rottura-per-una-critica-femminista-materialista-della-realt%C3%A0 ↩︎
- Si veda Antonio Negri, Prefazione a “Stato e Rivoluzione”, https://www.euronomade.info/prefazione-a-stato-e-rivoluzione/ ↩︎
- Ivi 3 ↩︎
- Negri on Negri: in conversation with Anne Dufourmentelle ↩︎
- Si veda Produzione e riproduzione, rivoluzione e comunismo. Intervista a Toni Negri di Francesco Raparelli https://www.dinamopress.it/news/produzione-e-riproduzione-rivoluzione-e-comunismo-intervista-a-toni-negri/ ↩︎
- Michael Hardt & Antonio Negri, Multitude: War and Democracy in the Age of Empire, New York Penguin Press, 2004 ↩︎
- Michael Hardt & Antonio Negri, Empire, Cambridge (MA), Harvard University Press, 2001 ↩︎
- Si veda Dopo gli Imperialismi: possibilità e problemi di una politica transnazionale di pace, di Giorgio Grappi e Isabella Consolati. https://www.connessioniprecarie.org/2024/05/10/dopo-gli-imperialismi-possibilita-e-problemi-di-una-politica-transnazionale-di-pace-2/ ↩︎