NUOVI REFERENDUM IN VISTA

voucher
Sotto forti pressioni, isolata dopo la presa di distanza di Cisl e Uil e attaccata da più fronti, compreso quello del Pd, soprattutto dopo il caso dell’utilizzo dei voucher da parte dello Spi di Bologna. In questo clima la Cgil si è preparata al verdetto della Corte Costituzionale, che si è riunita in camera di consiglio per valutare i referendum abrogativi, presentati dal primo sindacato italiano insieme alla proposta di legge di iniziativa popolare Carta dei diritti universali del lavoro. Due quesiti dei tre riguardano il Jobs Act e chiedono la cancellazione dei voucher e un nuovo reintegro in caso di licenziamento illegittimo, ripristinando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori . Il terzo quesito, invece, rivisitando la legge mira all’abrograzione delle norme che riducono la responsabilità solidale tra appaltatore e appaltante in caso di violazioni.
I referendum sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale il 23 marzo, mentre il 9 aprile è iniziata la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare e della consultazione de luglio la Cgil ha depositato in Corte di Cassazione oltre 1,1 milioni di firme per ciascuno dei tre quesiti. Il 10 dicembre, pochi giorni dopo il referendum costituzionale che ha aperto la crisi di governo, la Cassazione ha dato parere favorevole ai tre quesiti.
La Cgil vuole abrogare i cosiddetti voucher, gli assegni da 10 euro lordi, 7,50 euro netti, con cui attualmente si possono pagare un ampio spettro di prestazioni accessorie entro un limite di 7mila euro annui. Nati nel 2003 con la riforma Biagi in versione anti-sommerso e circoscritti alle prestazioni in settori in cui era l’unica modalità di pagamento di manodopera era costituita dal rapporto datore- lavoratore mediante lavoro irregolare, poi ampliati dalla Legge Fornero fino alla modifica del tetto massimo annuale dal governo Renzi, il cui utilizzo è lievitato in maniera esponenziale , che nel 2016 ha toccato quota 121,5 milioni di assegni venduti, secondo gli ultimi dati Inps. Il motivo per cui la Cgil ne chiede l’abrogazione è:
“Le disposizioni di legge hanno consentito un utilizzo di questo istituto improprio ed invasivo, tale da favorire forme incontrollate di precariato”.
Obiettivo della Cgil è il ripristino della piena responsabilità sociale in tema di appalti. Il quesito perciò chiede di abrogare le attuali disposizioni di legge con le quali per il sindacato è stata attenuata e vanificata la responsabilità datoriale verso i lavoratori. Nel mirino la legge Biagi, in particolare il decreto legislativo per la “attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro”.
Lo scopo della Cgil è ripristinare la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sotto dei 15 dipendenti e fino a 5, recuperando così “un principio fondamentale” di giustizia. Nel caso  un licenziamento illegittimo avvenga in aziende con meno di 5 addetti il reintegro, chiede il sindacato, sarà a discrezione del giudice e nel caso sarà il lavoratore a scegliere tra un risarcimento o l’essere riammesso sul posto di lavoro .
Nel frattempo, l’Avvocatura dello Stato  depositava tre memorie, una per ciascuno dei quesiti, in cui riteneva che il referendum “si palesa inammissibile”.  Quindi, per quest’istituzione dovevano essere bocciati tutti e tre i quesiti, in particolate risaltando l’opinione riguardante le norme sui licenziamenti, perché l’organo che assiste lo Stato nei procedimenti giudiziari sostenne che il quesito referendario abbia “carattere surrettiziamente propositivo e manipolativo”. In altre parole il referendum non avrebbe puntato solo al ripristino dell’articolo 18, che garantiva il diritto a riavere il posto solo ai lavoratori di imprese con oltre i 15 dipendenti, ma il sindacato di Susanna Camusso avrebbe voluto estenderlo anche ai dipendenti delle aziende con un numero di dipendenti tra 5 e 15 componenti. Secondo l’Avvocatura “l’intento dei promotori del referendum è quello di produrre una nuova norma”. La Cgil ovviamente ha  negato tutto poiché non riteneva questo il suo scopo.
L’Avvocatura sostenne che,  per quanto riguarda i voucher, la loro abolizione creerebbe invece un “vuoto normativo”. Ad ogni modo, se sono molte le obiezioni in merito al giudizio della Consulta sul quesito della reintegra nel posto di lavoro, meno complicata per la Cgil sarebbe stata la strada per una valutazione positiva degli altri due. Infatti, sui voucher, a fine 2016 il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva già manifestato la volontà del governo di rideterminarne dal punto di vista normativo il confine dell’uso.
Di fatto nel giro di nove anni i voucher sono passati dall’essere considerati uno strumento utile a far emergere il lavoro nero a ultima frontiera del precariato, pur avendo fatto emergere solo la punta dell’iceberg. Nel 2008, anno della loro introduzione, furono staccati 500mila tagliandi, mentre secondo il terzo rapporto Uil sui buoni lavoro il 2016 si è chiuso con un totale di oltre 145 milioni di voucher venduti. Nei giorni scorsi è scoppiato il caso dei buoni utilizzati a Bologna dallo Spi, il sindacato Cgil pensionati, che ha ammesso di usarli per pagare alcuni dei propri volontari. Se da un lato era prevedibile che la bufera si abbattesse sulla Cgil che da mesi, invece, porta avanti una crociata per abolirli, d’altro canto lo stesso segretario regionale dell’Emilia Romagna, Bruno Pizzica, ha spiegato che in provincia di Bologna i buoni vengono utilizzati ma solo “per i pensionati che svolgono prestazioni del tutto occasionali”. Si tratterebbe di una cinquantina di volontari, tutti pensionati, che raggiungono una retribuzione di poco più di 100 euro mensili. In pratica in quel caso verrebbero usati per lo scopo esatto per cui sono stati introdotti. Innegabile, in ogni caso, il clamoroso autogoal per la Cgil.
 La Cgil nelle ultime settimane ha fatto i conti anche con altro. Perché sul referendum i sindacati si sono spaccati con la Cisl che, ad esempio, è a favore di una modifica del sistema del voucher e non della loro abolizione, obbiettivo questo  forse più sensato visto che comunque i voucher garantirebbero una copertura legislativa a difesa degli stessi lavoratori saltuari, come i braccianti agricoli stagionali sui quali diverse aree rurali si appoggiano. Con il segretario Annamaria Furlan che, in un’intervista di pochi giorni fa all’Huffington Post, ha preso le distanze:
“Il referendum non è lo strumento migliore per parlare di legislazione del lavoro. Il confronto con le parti sociali credo che possa e debba dare risultati positivi”.
Chiara anche la Uil, Carmelo Barbagallo, che già prima delle vacanze di Natale si era espresso a riguardo:
“Bisogna provare a modificare il Jobs Act con i contratti, per noi la strada è la contrattazione”.
In realtà anche il Pd sulla questione si è diviso. L’ultimo attacco è arrivato proprio dalle colonne dell’Unità, quotidiano del Partito democratico, sabato scorso ha pubblicato un editoriale a firma del direttore Sergio Staino che ha criticato il segretario generale della Cgil, mettendola a confronto con due storici leader, Luciano Lama e Bruno Trentin.
“Penso con molto dolore che tu –alla Camusso– ormai non hai quasi nulla da condividere con loro”.
Quindi l’invito a cambiare rotta
“Tu devi imparare a confrontarti con la politica, a dialogare, a contrattare, tenendo il sindacato lontano dalle singole strategie dei partiti”
A Staino è arrivata una secca risposta firmata da tutta la segreteria nazionale della Cgil e dai segretari:
“Anche tu dovresti chiederti se l’evidente fallimento delle politiche del rigore e dell’austerità, la sconfitta della teoria che precarizzando il lavoro e riducendo i diritti si sarebbe creata più occupazione, non richiederebbero ad una maggioranza di Governo, che si definisce riformista, un deciso cambio di verso”.
Ora la parola definitiva  l’ha data la Consulta, negando la possibilità di portare al referendum la proposta sull’articolo 18 (per la quale la Camusso minaccia di ricorrere alla Corte europea)  ma dando il via alle altre due proposte. La consultazione referendaria dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi nel caso non sopraggiungessero   elezioni anticipate e di conseguenza, secondo  l’articolo 34 della legge 352 del 1970,  traslerebbero al prossimo anno.
– Compagni Laura ed Elia

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