Il governo della Repubblica Popolare Cinese ha confermato il viaggio della sua portaerei attraverso stretto di Taiwan. Questa decisione ha fatto tremare i governi occidentali per via di una parvenza di atto intimidatorio nei confronti di Taiwan, facendo inasprire le tensioni tra Pechino e Washington, a una settimana circa dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente Donald Trump, il quale ha già sottolineato le sue politiche molto critiche nei confronti della cina, “nemico comunista”. La portaerei in questione è la Liaoning, sulle basi di uno scafo di fabbricazione sovietica presa dall’Ucraina. La nave ha completato in mattinata la navigazione attraverso lo stretto dopo le esercitazioni fatte nel mar Cinese meridionale
Il gruppo navale guidato dalla Liaoning si è mosso in formazione seguendo i compiti assegnati .
Il porto di nordest di Qingdao, inoltre, dovrebbe essere la destinazione finale.
Il segretario di Stato Rex Tillerson sostiene che a Pechino non dovrebbe assolutamente essere consentito il permesso per accedere alle isole militari da loro costruite nella zona “calda” del mare cinese meridionale. Il segretario ha fatto una relazione di somiglianza tra questo avvenimento e la mossa russa di “annessione della Crimea”.
«Dovremo mandare alla Cina un segnale chiaro, prima di tutto che fermi la costruzione di isole, poi che il suo accesso a queste isole non sia consentito», ha detto al Senato.
Questa scelta del governo cinese molto probabilmente è stata causata anche dall’irritazione frutto dell’inusuale telefonata di congratulazioni avutasi a inizio dicembre tra la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen e Trump, la prima da quando nel 1979 Washington decise il cambio di rotta e si concentrò nei rapporti con Pechino.
Anche Taiwan ha confermato il passaggio della portaerei.
La risposta della Cina a Tillerson è stata un avvertimento per Donald Trump affidato ai media ufficiali. “Gli Stati Uniti rischiano di dover fronteggiare una “guerra su vasta scala” nel caso in cui decidano di provare a bloccare l’accesso di Pechino alle “sue” isole nel mar Cinese meridionale” dicono. Nel caso le recenti affermazioni vengano attuate, “le due parti farebbero bene a prepararsi a uno scontro militare“. La replica più moderata del ministero degli esteri cinese di una ricerca di politiche di accordi e compromessi ha già lasciato il passo a considerazioni più dure degli enti affiliati al partito comunista.
“Tillerson -sul Global Times- – farebbe bene ad approfondire le strategie sulle potenze nucleari se vuole costringere una potenza nucleare a cancellare il suo territorio”. La Cina ha sufficiente forza e determinazione e per assicurare che il suo agitatore non riesca nei suoi intenti. A meno che Washington non pianifichi una guerra su larga scala nel mar Cinese meridionale, altri approcci per prevenire l’accesso cinese alle isole sarebbero stupidi”.
Le politiche di Obama erano state molto più neutrali e si erano limitate al verificare periodicamente la libertà di navigazione nella zona contesa.
In questo periodo dove potenze economiche si sono scontrate e il previsto rappacificamento tra Russia e USA dato dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump è avvenuto, proprio quest’ultimo, il presidente degli Stati Uniti, mette a rischio la pace, dimostrando chele sue politiche di alleanza nel vincere la guerra contro l’ISIS promesse nel suo programma elettorale non potevano escludere la guerra o una sua minaccia. Questo proprio perché, da nessun fronte, si è abbandonato il capitalismo (anche se di stato) che inevitabilmente tende a parare nella 2sua fase finale”: l’imperialismo.
I conflitti e punti deboli militari nella politica internazionale sono già tanti: se le minacce degli USA verranno rispettate si rischia che il mare cinese meridionale diventi la nuova “polveriera d’Europa”, ovvero la casus belli che scatenò la 1° guerra mondiale, la guerra che dimostrò inequivocabilmente la teoria dell’imperialismo e la natura dell’evoluzione del capitalismo.
-Compagna Laura
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