ADDIO DARIO

 

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“Per tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa” (Dario Fo)

Ieri è mancata una delle personalità più controverse, complicate e assurde del ‘900, così particolare da essersi presa il soprannome di “Eterno Giullare”. Ma Dario Fo non era un buffone. Anzi. La maschera di “comicone” era più che altro per attirare le riflessioni del pubblico, è quella che in teatro si chiama “esagerazione di registro”, ossia si esagera un po’ un aspetto del proprio carattere per evidenziare altri aspetti più interni.
Questo è un  articolo sulla sua personalità e non sulla sua vita (per quella se volete verrà pubblicato un approfondimento).
Fo è stato uno dei personaggi moderni più importanti per noi anarchici e comunisti. Lui non era politicamente schierato, aveva un ideale tutto suo e molto difficile da comprendere (anzi, quasi totalmente impossibile). I suoi quadri, i suoi testi, le sue interviste…tutto ciò ci indica una profonda personalità (con anche contraddizioni, eh!) che quasi emoziona dalla vastità di sfumature.
L’unica cosa certa in lui era (ed è) la libertà: di cambiare, di pensare, di crescere, di esprimersi.
Prendiamo d’esempio “Darione” e diciamo una volta per tutte “addio” agli stereotipi e ai limiti, così come non diremo addio a Dario Fo, che continuerà a vivere in tutto quello che ci ha lasciato. –Compagna Margherita

 

 

 

 

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