Torino reagisce all’autocrazia dominante

«Queste persone, questi ministri, hanno ridotto i lavoratori alla fame, abbassando i loro stipendi. Per questo bisogna unire le forze: studenti, giovani e precari. Tutti devono lottare insieme non per ricevere concessioni da questi politici, ma per cancellarli dalla terra. Dobbiamo costringerli a ridurre gli orari di lavoro, abbassare l’età pensionabile, migliorare i servizi a iniziare dalla scuola per i nostri figli.»

Ecco il monito vagamente tradeunionista dei manifestanti torinesi contro il globalismo impersonato dal G7, che ha occupato la Reggia di Venaria Reale, a 15 chilometri dal centro del capoluogo piemontese. La risposta dei torinesi non è tardata a sentirsi, e infatti subito vi è stata una larga spontanea organizzazione e mobilitazione degli studenti, degli operai e dei disoccupati, contro le élites mondiali rappresentate dai capi di stato e primi ministri delle sette maggiori potenze capitaliste del mondo.

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Dure le reazioni delle forze dell’ordine, che disperde la folla di cittadini con bombe lacrimogene e cariche; a loro volta le barricate studentesche hanno inviato alla pioggia di manganelli dello Stato una grave replica, di bombe carta, sampietrini e petardi, nonché un assaggio della furia popolare ai soprusi del Governo, quindi della classe che rappresenta. Torino, già altre volte in quest’anno centro di rivolte e manifestazioni, si riappropria violentemente dell’anima operaia, snaturata da decenni di liberismo e di negazione dell’evidenza, ossia che il sistema capitalista non è eterno, e il rinnovo della scadenza costa il benessere e la vita di milioni di persone, solo in Italia. La recente illusione data dall’abbassamento del costo del petrolio per la crescita nel Paese con la più alta disoccupazione reale in Europa, che sfiora i 12 milioni di persone, prova a sedare il sentore che dilaga di sfiducia nelle istituzioni che rappresentano non chi va alle urne, ma chi regge l’economia dello Stato, nonché prova a porre un ostacolo al sempre più crescente riavvicinamento alle idee marxiste, protagoniste di questa gravosa crisi.

Si è definito, all’inizio dell’articolo, “vagamente tradeunionista” il monito dei torinesi ai membri del G7 nella Reggia di Venaria Reale. Infatti, lo spontaneismo delle classi subalterne tende al graduale favoreggiamento della classe dominante, essendo la società stessa permeata su una base capitalista, e avendo queste classi una maggiore potenza propagandistica e influenzatrice sui subalterni, questi saranno condizionati spontaneamente a seguire la via sì di lotta, ma per poche rivendicazioni alla volta, senza mettere veramente in discussione la società stessa, e per cognizione di causa, i rapporti di produzione capitalisti, che provocano l’alienazione del lavoro asservito al capitale. Una sottomissione dell’organizzazione partitica allo spontaneismo provoca, dunque, un’inevitabile deragliamento dallo scopo socialista del partito stesso, se non si attua una precisa controinformazione e studio della letteratura marxista da parte delle classi subalterne, rendendo quindi accessibile tale letteratura a tutti, approfittando della mancanza, per ora, di leggi antisocialiste, cose che nella Russia prerivoluzionaria e nell’Impero tedesco erano ben in vigore per la salvaguardia dello Stato dalla sua estinzione.

Contro i padroni del mondo, riprendiamoci ciò che ci spetta.

— Compagno Emanuele

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