La ricerca della felicità e il capitalismo, analisi di un amore non corrisposto.

anticapitalism

La felicità è considerata uno dei fattori più importanti nella società sana. Tuttavia essa viene vista in modi differenti dalle varie società/culture. La società italiana (almeno quella ipoteticamente fedele alla costituzione) ad esempio interpreta la felicità nell’uguaglianza sociale e nella pari dignità (articolo 3 della Costituzione Italiana). Mentre nella società e nella cultura americana la felicità è un privilegio da raggiungere più che un diritto (dichiarazione di indipendenza e di conseguenza anche la costituzione, che concettualmente non differisce molto). In seguito il modello americano si svilupperà nella più grande menzogna della storia, anche conosciuto come “il sogno americano” che si tratta sostanzialmente di mobilità di classe e, secondo Noam Chomsky, di un sistema destinato al collasso nelle sue incoerenze e nelle sue contraddizioni.
Nonostante questo il concetto di “sogno americano” si è esteso anche nel vecchio continente durante il secondo dopoguerra con l’importazione della mentalità becera e corrotta del capitalismo individualista, la quale si può riassumere in “profitto=felicità”. Questo sta rendendo la società Europea, già problematica, un conglomerato di miseri capitalisti, avari e individualisti.

Tuttavia analizzando il modello economico e sociale in vigore adesso si deduce di come esso sia totalmente incompatibile con il raggiungimento della felicità. Questo perché il capitalismo, essendo basato solamente sul profitto, non può permettere il raggiungimento di uno stato dove il consumatore non ha bisogno di spendere per raggiungere la felicità. Esso cercherà dunque di far sì che la felicità giri intorno a oggetti “limitati” come cellulari e altri gadget secondari invece che, ad esempio, la sanità pubblica e altri diritti materiali fondamentali.
L’impossibilità del raggiungimento della felicità nel modello socioeconomico del capitalismo individualista è dovuto, come dice Zamagni in “Avarizia. La passione dell’avere”, dal fatto che la felicità non si può raggiungere da soli, l’individualismo ha creato l’illusione che la felicità sia solo un pidocchioso e misero aumento delle utilità, mentre nella realtà per essere felici occorre essere almeno in due. La società, come ha anche detto Marx, si basa sui rapporti fra gli individui, se questo rapporto è di rivalità la società nel suo complesso non può essere felice, in quanto si starebbe in costante timore di essere superati e in costante ansia di dover superare gli altri.
Daniel McFadden definì in modo perfetto l’uomo che vive sul profitto (anche chiamato Chicago Man, a causa della scuola di economia liberista nella città) come un solitario, isolato e infelice con la costante preoccupazione dell’essere surclassato e del surclassare.

In conclusione il raggiungimento della felicità è impossibile nel modello capitalista, un modello innaturale e socialmente barbarico. La felicità si raggiunge in una società sana unita da legami di mutualismo e caratterizzata da libertà, uguaglianza e diritti. Non si può che dare ragione a Rosa Luxemburg e il suo “socialismo o barbarie!”

—Compagno Emilio

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