69 anni di Corea del Nord

Il 9 settembre 1948 nasceva con un discorso di Kim il-Sung la Repubblica Democratica Popolare di Corea. Sono passati sessantanove anni, e nonostante le enormi pressioni da parte delle superpotenze vicine e d’oltremare, il dirigismo nordcoreano continua a esistere, sopravvivendo grazie all’abilità diplomatica del suo creatore, cosa che lo salvò dalla distruzione e dal collasso del Socialismo Reale in Europa.

Circa una settimana fa, un terremoto della magnitudo di 6.1 venne registrato nella montuosa provincia nordcoreana dell’Hamgyŏng-pukto, e subito gli organismi d’informazione statali hanno affermato fosse la deflagrazione di una bomba termonucleare. Il quotidiano del Partito dei Lavoratori di Corea, il Rodong Sinmun, ha infatti documentato la visione degli alti comandi militari di tale ordigno, e il suo caricamento nei nuovi ICBM da parte degli scienziati specializzati dell’Istituto delle armi nucleari. La bomba «che funziona come il Sole» è quindi molto probabilmente stata testata, e quel terremoto ne è la conferma fisica sui timori e sugli squittii sudcoreani e americani al riguardo. Mentre Trump declama l’ennesimo discorso tronco su un’opzione militare a nord della Linea di Demarcazione, e aspettando l’arrivo in vigore del decreto che vieta ai cittadini statunitensi il soggiorno turistico in Corea del Nord, avvenuto il 1° settembre; i vertici della stessa mirano sempre più decisamente alla più possibile parità di armamenti nucleari nei confronti di Washington, ed il Giappone segue questa tendenza, alzando, criticamente per un paese che versa in una crisi drastica come la odierna, la spesa militare e iniziando una serie di acquisti da industrie belliche statunitensi per l’ingrandimento dell’esercito, causato dal missile caduto al di là del Giappone, nel mezzo del Pacifico.

Il sorvolo del vettore a medio raggio made in DPRK sull’isola giapponese di Hokkaidō ha suscitato innumerevoli reazioni da parte dell’opinione pubblica occidentale, mentre la posizione di facciata della Cina si accentua, che palesa all’interno dei propri confini le vere intenzioni di supporto in tutto alla RDPC. Curiosa la posizione dell’Unione Europea al riguardo, che in un moto di straordinaria ipocrisia, tramite la figura di Federica Mogherini, alto rappresentante per gli affari esteri, ha affermato di un mancato rispetto delle convenzioni delle Nazioni Unite da parte di uno Stato con più sanzioni Onu al mondo, solo per il fatto di esistere e resistere all’imperialismo a stelle e strisce.

— Compagno Emanuele

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