UNA TRAGEDIA SENZA TITOLO

Sulla morte di Lorenzo in Alternanza Scuola Lavoro

Se questo fosse un articolo di giornale e se io dovessi fare l’infausta professione di titolista, probabilmente la mancanza cronica di idee mi porterebbe ad ascrivere il fatto con la solita formula de “storia di una tragedia annunciata“.

Col cazzo.

Col cazzo che è stata unicamente annunciata: non servivano annunciazioni, così come adesso non serve il cordoglio delle forze politiche a sostituzione della quotidiana ed esilarante pantomima.

La realtà è stata sotto gli occhi di tutti per anni, pur trattandosi di una realtà formale quale quella del diritto: nessuno ha fatto nulla per cambiare le contraddizioni di un corpus fatto da leggi ordinarie, circolari ministeriali, disposizioni operative et similia talmente tanto eterogeneo, incoerente e interpretativamente aperto da fare corrispondere tali direttive ad una delle più ampie dichiarazioni di disimpegno politico e di lassismo morale circa il settore dell’istruzione.

Questa NON è stata una tragedia annunciata, è stata PRE-annunciata quando qualcuno ha deciso di conferire a certi corpi scritti valore legale, quando qualcuno ha legittimato le possibilità di articolazione degli illeciti.

Quando qualcuno, con chissà che arroganza – quando l’arrogarsi presuppone come oggetto non un diritto, ma una mera speculazione sulla pelle altrui – ha voluto programmare direttamente queste tragedie fondandone gli spazi e le condizioni di esistenza.

Attenzione.

Non sto nemmeno puntando il dito contro l’azienda: saranno gli inquirenti, sarà l’ispettorato, a fare i dovuti accertamenti sul caso. Perché di caso si può pur parlare se non v’è imperizia, incompetenza o dolo, e tal caso si colora delle sfumature della contingenza, con talmente tanti responsabili da non prefigurarne alcuna figura umana. Ed allora si inizia a parlare per impersonale: “é stata una tragedia”, “l’aleatorietà ha voluto che…”, “suo figlio é stato quel 0.00001 che non ce l’ha fatta”.

Poi, viene pure da chiedersi “non ce l’ha fatta per quale motivo?”, ma lascio la questione a chi ha la pazienza di leggermi.

Non sto puntando il dito contro un agente, perché per essere agente devi rispettare almeno una minima condizione semantica affinché tu ti possa fregiare di tale attributo: devi essere attivo.

Sto puntando il dito invece sulla passività di una classe politica: una passività talmente tanto uniformante ed indifferenziata da non fare trovare colpevoli, al massimo capri espiatori nei poveri diavoli dell’amministrazione scolastica.

Perché sì, le fatalità nella vita possono accadere, ma l’essere umano fonda la propria gregarietá, fonda il proprio contratto sociale, proprio per organizzare ed organicare i corpi tutelandoli non solo dalla violenza privata ma anche dalle contingenze storiche.

E per trattare queste fatalità, queste possibilità complesse, noi possiamo dare dei limiti normativi che riescano a sussumere e disinnescare almeno la maggior parte dei rischi derivati dal “caso”: l’inqualificabile contingenza può prendere significato con i modelli, alla preghiera ed ai riti propiziatori si sono sostituiti la probabilità, i sistemi non lineari, i sistemi a causalità molteplice ecc.

Lo spirito del nostro tempo NON CI PERMETTE di indugiare sulla nostra ignoranza per nascondere la nostra scellerata inadeguatezza al compito normativo a cui alcuni di noi vogliono esser chiamati. Questo invece è stato fatto, al netto degli avvisi di tutti, al netto di una massa non indifferente di segnalazioni, tavoli di lavoro ministeriali ed elaborati statistici, report dagli UST, dagli USR, dai sindacati, dalle organizzazioni politiche studentesche e dalle Consulte degli studenti.

Andammo a dire che c’era bisogno di una validazione di seconda istanza alla verifica della messa a norma degli impianti che ospitano i tirocinanti, che non ci si poteva solo fidare dei controlli Inail o delle diagnostiche specifiche fatte da preposti alla sicurezza interni all’azienda – dipendenti quindi dalla stessa – ad integrazione del DVR, questo sia per i contratti PCTO, sia per i percorsi di Alternanza Scuola Lavoro generici riferiti a categorie come i centri di formazione professionale (CFP).

Andammo a dire circa la natura del PCTO – ragionamento estendibile alle categoria di tutela del campo dell’ASL per L. 53/2003 – che non bastava la formalizzazione dell’INAIL nel documento di Udine del 15 maggio ’19 circa “la salute e la sicurezza degli studenti impegnati nei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO – ex Alternanza Scuola Lavoro)” ad attuazione degli articoli che garantiscono l’assicurazione degli studenti in determinate attività aspecifiche (DPR 30.06.1965 n.1124 e DPR 156/99), perchè rendeva solo ancora più esplicita la profonda discrasia tra le finalità formative delle attività (tecnico-scientifiche, di laboratorio e delle esercitazioni pratiche o di lavoro) e le loro possibilità di attuazione dati i vincoli della formazione alla sicurezza descritta nel documento (formazione di tipo “basso rischio”). Discrasia, questa, evidenziata anche dalle circostanze in cui gli studenti non sono assicurati dall’ente per via della loro formazione alla sicurezza (circolare INAIL 23.04.2003, n.28). Discrasia, questa, spesso e volentieri annullata da comportamenti illegittimi ed irresponsabili da parte degli enti terzi ospitanti, modus operandi generalizzato nella penisola e legittimato dal fatto che il tutor scolastico interno non ha le competenze nè può andare a supervisionare l’ente ospitante.

Andammo a dire che in certe condizioni ci voleva una piattaforma di controllo ulteriore sulle condizioni strutturali e lavorative delle aziende contraenti il patto per ASL e PCTO, e da anni affermavamo come ci dovesse essere un controllo incrociato su eventuali illeciti di carattere amministrativo e penale di qualsiasi realtà ospitante.

Andammo a scontrarci contro le realtà della politica giovanile, che pur nella loro ostinata minoranza richiedevano l’abrogazione dei percorsi di Alternanza, non capendo che non potevano fare nulla, che dovevano essere pragmatici e richiedere a gran voce prima un ritorno di coscienza sindacale, spingendo per l’eliminazione delle enormi contraddizioni di un termine, alternanza scuola lavoro, nato nella L. 53/2003 ed oggetto di un vero e proprio sedimentarsi di problematiche: le mancate garanzie sulla sicurezza dello studente, la difficoltà di identificazione da parte delle parti sociali dello studente come lavoratore, il contrasto delle guide operative del 2015 con le direttive antecedenti e con la L. 196/97, equiparando vergognosamente ed illecitamente stage e tirocinio per sopperire alla mancanza di continuità tra lezione e attività di PCTO, la medesima equiparazione fatta stavolta in maniera informale dagli stessi istituti per le attività di ASL generica, le sperequazioni create tra scuole e tra territori ancorando il singolo studente alla capacità di queste realtà di intercettare i migliori contratti per la sua formazione (realtà, queste, vincolate da norme criminali come Riforma del Titolo V, le norme di pareggio di bilancio regionali e le nuove politiche di gestione manageriale della scuola articolate in una stagione che parte esplicitamente dalla 107/15) ecc

Andammo a scontrarci contro pensieri garantisti o abrogazionisti che non vedevano – o non volevano vedere – le misure di Alternanza come qualcosa di riformabile e di potenzialmente utile se riorganizzato, in particolare se si va a parlare dell’istruzione tecnico-professionale e della difficoltà delle scuole e dello stato a garantire agli studenti ambiti applicativi aggiornati con le tecniche ed i rapporti uomo-macchina o uomo-strumento odierni: gli interessi sono stati troppi da parte delle parti coinvolte per riuscire ad aprire un discorso serio a proposito. Le motivazioni son molteplici: alla serietà è andato a sostituirsi il profittevole dei privati, il discorso sullo sfruttamento è andato a sostituirsi alla ricerca delle cause di uno stato incapace di garantire da sè la formazione di molte fasce di popolazione, quindi necessitato a chieder ausilio al privato, il discorso sull’arretratezza – e sull’idiotismo – delle norme generali è andato seppellito nelle propagande dei vari strilloni e della bassa manovalanza di partito, riconoscendo come coloro senza diritto di voto non sono un reale pericolo per un mandato di governo e per i partiti a sostegno di questo.

Le forze politiche non ci ascoltarono, la loro sordità ha portato a questo fatto, la mancata volontà di concertazione e mediazione da una parte, la bassa conflittualità dall’altra, hanno fatto il resto. Ed in tutto questo, e rispetto quanto detto prima, se prima potevamo evitare la fatale contingenza con la ragione, ora non ci resta che pregare.

Alla famiglia del ragazzo, tutto il mio cordoglio e la mia vicinanza,

Alle persone che oggi soffrono di più per la sua mancanza, parlando per tutti coloro che dal 2015 si sono adoperati per sviluppare un dibattito serio sul tema, almeno in parvenza, chiedo e chiediamo perdono per non aver fatto di più

In fede,

Elia P.

ex CPS Udine,
ex Organo di Garanzia per PCTO
a.s. 2017/2018 – 2018/2019

Svincolo questi organi dalla responsabilità delle mie presenti affermazioni.

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